Mostra Personale nella Galleria Arte Studio di Michele Campanella
Genova dal 2 al 27 Dicembre 2016
Eccoci, di fronte a idee, come ninfee, germoglliate dall’acqua, nate dal grembo ancestrale della vita per approdare al presente estatico dell’artista, quando convergono il pensiero, lo sguardo, la mano. Per Carolina Italiani, si sa, l’acqua è biografia e pittura. Più di un caso, un destino. Acqua salmastra e acqua piovana, di ruscello e ghiacciaio, trasparenza che non ha colore ma tutti li assorbe, li plasma, li rimanda. Il volto tremendo dell’elemento acqueo, la forza d’urto devastante, appare qui posto in secondo piano. Non è escluso ma affiora in angoli d’ombra e tonalità incupite. A prevalere è invece la percezione di una natura materna, duttile e creatrice. Davanti al dipinto la fantasia dell’osservatore salpa libera così verso la sua dimensione umida.
In questo ciclo di opere, a pastello acquarellabile su carta, il legame con l’acqua non è un semplice dato iconografico, fatto di porti e città marine, di rorida vegetazione, vette innevate, cieli gravidi di temporale: intride il supporto marcando l’impianto della rappresentazione stessa.
Se le figure tracciate, fedeli al disegno, sono illuminate da un’accensione interna che irradia anche da viste crepuscolari, le linee dei contorni sfumano sciogliedosi nelle campiture luminose dei fondi, al tatto evanesceti, come immagini riflesse sulla corrente.
Distesi alla luce di un sole interno al dipinto, sono solo una traccia del percorso la riviera ligure e Genova, la darsena, gli scafi mastodontici dei cargo e le famiglie di gozzi e derive, la neve alpina e Venezia di isole e calli. Dove va però l’acqua nel suo viaggio circolare? Ovunque vada, suggerisce Carolina, in questa serie di carte sembra compiere il suo ciclo fino al suolo e ai suoi frutti sugosi, dalla pioggia alle onde, dai cieli alle terre. I cieli in particolare soffermano l’emozione. Dominano lo spazio pittorico e solo il profilo di uno skyliner, forse abitato, suggerisce l’esistenza di una parte solida. I cieli si manifestano infatti quale aree gestuali mobili, una liquidità in espansione sul supporto in vortici cromatici cangianti, dove la scala tonale percorre i brividi freddi di molecole umide. Si sciolgono infine nella gamma dei grigi, dei viola, dei blu in mutevoli vapori inafferrabili alla vista e sono passaggi di nubi sul pelo dell’acqua.
Elena Carrea, pubblicista, narratrice d’arte.
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“Cielo 1” – Acquerello su Carta Arches 20 x 20 cm 2016.