Sentimenti Cromatici 

Sentimenti Cromatici -Dicembre 2015
Da Venezia a Genova. E da Genova per mare oppure al di là dell’Appennino o ancora su, verso le Alpi. Ovunque conduca la pittura di Carolina Italiani, essa condensa il tema del viaggio in prospettive di passo, anche quando la visuale si apre sui tetti a volo radente, come da un’altura. Riflette la lentezza del cammino, lungo sentieri di collina o per le strade della città. Quando lo sguardo va a spasso e si addentra in un vicolo ombroso, quando scavalca un terrazzo e indaga la penombra di una finestra spalancata; o quando il pensiero si ferma a sera su profili d’arancio e di cobalto. Dai paesaggi il mare e il cielo e le vie, i tappeti di foglie di rame imbrunito e vinaccia fra i tronchi rugosi, la neve, infine, ciascun elemento del quadro si sente sulla faccia e negli occhi, sotto i piedi, nella bocca. E nelle orecchie, il suono cadenzato di quel vagabondare leggero che cattura toni e riflessi e cerca e trova il sentimento dentro al colore. E dentro ogni colore c’è sempre un raggio di luce che lo scalda. Anche nelle gradazioni di blu, negli azzurri dominanti quando si rarefanno in candori di perla o virano all’indaco. Quasi interna alle forme e da queste generata. Così il dipinto di Carolina Italiani, anche quando è “di studio”, contiene sempre qualcosa, nella movenza della pennellata, nella luminosità, dell’opera estemporanea. Racconta un’impressione, astraendo dal reale, senza essere impressionista. E’ infatti fedele al disegno, alla matita che rileva la presenza di una figura per lo più solo tonale, alla mano che avnza e che carpisce gli istanti dal loro divenire. I campi sono lunghi, ora spazi aperti e angolazioni aeree che si avvicinano al punto di fuga, ora piani primissimi di particolari colti al passaggio. Ogni dettaglio, però, ogni figura, sembra allora evaporare nel sentimento, nella traccia cromatica che esso ha lasciato. La pennellata fluisce senza spezzarsi. S’increspa l’acquarello su quei granelli di sabbia che l’arrtista setaccia sul supporto e che trapela nelle campiture dello sfondo, nei chiari delle forme, quasi l’unico corpuscolo solido di un sogno tracciato sulla battigia.

Elena Carrea,narratrice d’arte e pubblicista.

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